Terracina 24 maggio 2012 ...in merito ai responsabili dell'attentato di Brindisi del 19 maggio 2012.
I grandi momenti di transizione politica, in Italia, sono segnati irrimediabilmente da una stagione stragista. E' successo nel 1993, sempre nel mese di maggio, sempre durante la notte o alle prime luci dell'alba. Eravamo nel passaggio dalla prima alla seconda repubblica; a un anno da una importantissima campagna elettorale; in un momento di ridistribuzione e di riorganizzazione del potere politico. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, in via dei Georgofili a Firenze si inaugurò un clima eversivo con un attentato di stampo mafioso attribuito alla organizzazione criminale più vicina alla politica delle 4 o 5 attive in Italia: Cosa Nostra. Il tritolo nascosto in una Fiat Fiorino imbottita di esplosivo provocò la morte di 5 persone e il ferimento di altre 45 nei pressi della storica Torre dei Pulci, tra gli Uffizi e l'Arno, sede dell'Accademia dei Georgofili. Da quel momento iniziò una stagione eversiva, preparatoria della campagna elettorale del 1994, finalizzata a far prevalere sull'elettorato paure di sicurezza fisica e scelte elettorali prevalentemente dettate dalle emozioni cieche piuttosto che valutazioni sulla base di ragionamenti logico razionali. La gestione della paura è una strategia tradizionale per orientare il consenso politico in Italia. Una strategia che fa leva su sentimenti ancestrali e la endemica minaccia della morte. Dopo circa 20 anni siamo nella stessa situazione. Ad un anno dalla campagna elettorale che probabilmente segna il passaggio dalla seconda alla terza repubblica, in un clima di decisioni logico razionali sui modelli di sviluppo, in una situazione di sofferenza generale per le condizioni economiche, la produzione di un dolore più forte e di una minaccia ai nostri figli, destruttura spazio e tempo, scatena di nuovo stati emozionali ancestrali e la primordiale paura della morte. I sacrifici vengono soffocati da un dolore più forte, in attesa di una nuova proposta politica per l'acquisizione del potere nella terza repubblica. Nei prossimi mesi cresceranno gli attentati e un nuovo leader (o un leader di nuovo) presenterà una proposta politica contro coloro che non sono capaci a far nulla, né di garantire la ricchezza, né di garantire la sicurezza; in un clima di confusione generale bastano poche parole semplici dai toni forti per spostare l'attenzione e governare l'emozione. Ancora una volta bisogna cambiare tutto affinché nulla cambi. Quindi l'attentato di Brindisi non ha nulla a che fare con il terrorismo. Anche se fosse rivendicato da un nuovo fantomatico gruppo rivoluzionario improvvisamente comparso dal dominio relazionale della destra o della sinistra antagonista. Le bombole del gas servono a nascondere e a depistare, come fu nel 1993 per il mitico fiorino. Sono stati ancora loro, quel gruppo storico permanentemente attivo che vuole orientare, con la forza della influenza emozionale sugli elettorati, la attribuzione del potere nei momenti di svolta. Sono sempre quelli che vogliono governare con la violenza che, in una democrazia immatura come la nostra, si esercita prima e non dopo l'acquisizione del potere. Sono mafiosi certamente, probabilmente della mafia più politicizzata e non quella dell'area geografica in cui le bombe o le bombole esplodono. Si tratta di una organizzazione criminale che in certi momenti particolari fa cose particolari, proprio come accadde nel 1993 quando tutti dissero era un attentato anomalo. Sono anche terroristi, reclutati chi sa come e chi sa dove, tra i vecchi apparati deviati e in internet, che esercitano il loro storico potere di influenza. Ma sono anche apparati militari e militanti, comunque soggetti eversivi specializzati nella produzione di un clima eversivo, circa un anno prima da una decisione politica che può indirizzare un nuovo ciclo di 20 anni di potere. Eversivo, signor Ministro, non terroristico. Questo è il termine giusto. Questo è il concetto giusto. Ed è facilmente comprensibile, se si osservano, piuttosto che le informazioni investigative orientate e depistanti, i trend storici, le frequenze e le ricorrenze dell'analisi politologica. |
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